Todo lo que provenga del Partido Comunista -en este caso, el chino-, resulta sospechoso y negativo para el resto de la humanidad. A todas las preguntas sin respuestas acerca de la pandemia del virus creado en China, se suma la última del 2020 y la primera del 2021: ¿por qué en Wuhan todos festejan en multitudes en las calles, mientras que el resto del mundo está encerrado?
Covid, la festa di Wuhan e il discorso di Xi: «È stata un’epopea straordinaria»
Migliaia di giovani in strada (con la mascherina) nella città epicentro dell’epidemia (senza contagi da maggio). Il presidente esalta la risposta dello Stato e augura felicità
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO — Migliaia di ragazzi ad aspettare la mezzanotte sotto la Torre dell’Orologio, uno dei simboli di Wuhan. Mentre in quasi tutto il mondo il Capodanno è trascorso in un clima di incertezza e ansia, nella città cinese che è stata il primo tragico focolaio della pandemia ieri notte chi ha voluto è potuto scendere in strada a festeggiare (qui il video). E i più giovani si sono aggregati, nonostante la polizia avesse piazzato delle barriere intorno alla torre, per limitare l’afflusso. Però, quando la polizia cinese vuole davvero far rispettare un ordine non esita a intervenire con durezza e se non lo ha fatto è perché questa volta le autorità hanno voluto dimostrare al mondo che Wuhan è tornata alla normalità.
«Un anno straordinario»
Ieri pomeriggio nelle case dei cinesi è comparso il volto rassicurante di Xi Jinping, che ha pronunciato il discorso di Buon Anno: «Compagni, amici, signore e signori, auguri a tutti dalla capitale Pechino!». Un sorriso che voleva proiettare fiducia, tanto che il presidente cinese ha salutato il 2020 arrivato alla fine come «un anno straordinario», elogiando la nazione che «con solidarietà e resistenza ha scritto un’epopea nella battaglia contro la pandemia». La televisione di Stato ha montato sul discorso di Xi le immagini del 2020: gli ospedali per i malati di Covid-19 costruiti a tempo di record a Wuhan, i reparti medici dell’esercito che arrivavano in città con le bandiere di combattimento per partecipare alla lotta contro l’epidemia, poi i pazienti che venivano dimessi e salutati con mazzi di fiori, infine i vertici mondiali in teleconferenza con il leader cinese al centro (ultimo quello per l’accordo commerciale con l’Unione europea).
Eroismo e felicità
Quello di Xi, che ha esaltato «l’eroismo dei singoli cittadini», è stato un discorso di vittoria sul coronavirus. Ed ecco perché ai ragazzi di Wuhan ieri notte è stato permesso di festeggiare sotto la Torre dell’Orologio, di gridare «Xin niàn kuai lé», «Un nuovo anno di felicità», di liberare palloncini in aria. Indossavano tutti la mascherina, come si vede dalle foto, ma erano liberi di esultare. Sui social network internazionali non sono mancate recriminazioni e accuse per questa esibizione festosa dei giovani cinesi, ma è un dato di fatto che da maggio a Wuhan non si registrano casi di contagio e che la città ha raggiunto l’obiettivo con grande sacrificio: un lockdown strettissimo durato 76 giorni, dal 23 gennaio all’8 aprile.
Le domande senza risposta
Restano ancora molte domande senza risposta sul coronavirus che era stato segnalato a Wuhan come «misteriosa malattia polmonare» proprio il 31 dicembre del 2019, nella prima comunicazione cinese all’Organizzazione mondiale della sanità. E il primo gennaio 2020 il dottor Li Wenliang, medico ospedaliero convinto che si trattasse di un ritorno del coronavirus della Sars, era stato convocato dalla polizia e ammonito per «aver diffuso voci». A febbraio il dottor Li fu contagiato dal nuovo coronavirus ancora senza nome e morì: le autorità cinesi furono costrette a riconoscere che era stato il primo eroe incompreso della guerra contro l’epidemia.
I casi accertati
Non c’è dubbio che dopo le reticenze politiche iniziali, che fecero perdere tempo prezioso per il contenimento del coronavirus, le autorità sanitarie di Wuhan e della Cina si siano mosse con decisione e anche competenza. Wuhan, con i suoi 11 milioni di abitanti, ha ufficialmente chiuso la fase critica con 50 mila casi accertati e 4 mila morti. In base a quel dato solo lo 0,44% degli abitanti di Wuhan sarebbero stati contagiati.
La nuova ricerca
Qualche giorno fa, però, è stata pubblicata un’indagine epidemiologica condotta ad aprile, alla fine dei 76 giorni di quarantena stretta: allora furono rilevati anticorpi nel 4,4% della popolazione, significa che i casi di cittadini entrati in contatto con il coronavirus sono stati dieci volte di più, almeno 500 mila. Hanno ragione di festeggiare i ragazzi di Wuhan, che hanno responsabilmente indossato la mascherina la notte di Capodanno, ma ha ragione il resto del mondo a continuare a chiedere alla Cina un’indagine indipendente da parte degli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità. Uno studio sul campo per capire che cosa è successo e trarre insegnamenti utili per tutti. Solo allora questa «epopea», come la definisce Xi Jinping, sarà conclusa.
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