Il sacerdote della Carolina del Sud che ha negato la Santa Comunione all’ex vicepresidente Joe Biden, fiducioso [di vincere le elezioni] del 2020, “ha compiuto un grande atto di carità a favore del signor Biden”, ha detto il cardinale Raymond Burke.
Ce ne parla Doug Mainwaring nel suo articolo pubblicato su Lifesitenews, nella traduzione di Elisa Brighenti.
Il sacerdote della Carolina del Sud che ha negato la Santa Comunione all’ex vicepresidente Joe Biden, fiducioso [di vincere le elezioni] del 2020, “ha compiuto un grande atto di carità a favore del signor Biden”, ha detto il cardinale Raymond Burke.
In una recente video intervista con Tom McKenna, Fondatore e Presidente della Catholic Action for Faith and Family, quando Biden ha cercato di ricevere la Comunione durante la Messa, nella sua parrocchia della Carolina del Sud. Burke ha offerto il suo consiglio anche a sacerdoti e vescovi che si trovano di fronte a personalità pubbliche che si avvicinano alla Santa Eucaristia, nonostante esprimano convinzioni contrarie agli insegnamenti e alla morale della Chiesa Cattolica.
Biden sostiene e difende l’aborto su richiesta finanziato dai contribuenti. Ha anche celebrato un “matrimonio” tra persone dello stesso sesso.
Burke è l’ex prefetto della Segnatura Apostolica, l’alta corte vaticana.
“Quando c’è un fedele che sta commettendo pubblicamente un peccato grave, come nel caso del signor Biden che, tra le altre cose, è un sostenitore dell’aborto, il sacerdote è obbligato a raccomandare al soggetto in questione di non avvicinarsi per ricevere la Santa Comunione”, ha detto Burke. “E se questi si avvicina per ricevere la Santa Comunione, [il sacerdote] deve rifiutargliela”.
Burke ha detto che, mentre molte persone hanno l’impressione che un sacerdote abbia discrezione in materia, in realtà “egli non ne ha”.
“Coloro che dicono che (Biden) dovrebbe essere ammesso alla Santa Comunione, perché altrimenti ‘sarebbe scortese’ o che affermano che una tale azione renda l’Eucaristia una ‘sorta di strumento politico’, sono semplicemente in errore”.
“Qui non si tratta di una questione di politica”, ha detto Burke. “Si tratta di una questione di santità della Santa Eucaristia, e di un politico che per sua stessa natura è una persona pubblica che si è resa indegna di ricevere il Santissimo Sacramento, perché promuove leggi e politiche palesemente contrarie alla legge morale”.
Il cardinale Burke ha spiegato che negare la comunione a un politico con queste convinzioni è un atto di carità che si articola in molteplici modi.
È “un atto di carità prima di tutto, verso la persona che ha ricevuto la Santa Comunione, affinché non commetta il gravissimo peccato di sacrilegio”, ha detto Burke.
“Concretamente, è un atto di carità verso altri fedeli e verso altre persone di buona volontà che, se vedono una persona che sposa pubblicamente leggi e politiche contrarie alla legge morale ricevere la Santa Comunione, saranno indotti in errore – cioè, saranno portati a pensare che è giusto sostenere l’aborto procurato o che è giusto sostenere il cosiddetto matrimonio di due persone dello stesso sesso”, ha continuato Burke.
“Non è certo caritatevole verso gli altri che un sacerdote dia loro questa impressione impartendo la Santa Comunione a chi si trova in uno stato pubblico di peccato grave”, ha aggiunto.
McKenna ha sottolineato che nel corso di una discussione alla recente riunione della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), alcuni hanno messo in dubbio che l’aborto debba rimanere una questione preminente nel mondo di oggi, assieme ad altre problematiche come la migrazione, la povertà e la disoccupazione.
“Naturalmente” l’aborto è la questione preminente oggi, ha detto Burke senza esitazioni.
“È l’esproprio diretto della vita ad un individuo innocente e indifeso. Questa è la questione preminente”, ha sottolineato. “Se non c’è rispetto per la vita di un bambino innocente e indifeso nel grembo materno, come ci sarà il rispetto per una persona povera o per una persona che cerca lavoro e non lo trova?”
“Se non pratichiamo questo fondamentale atto di giustizia, cioè il rispetto della vita del nascituro, diamo scarsa credibilità ai nostri sforzi per affrontare altre questioni morali”, ha affermato Burke.
Il prelato ha sottolineato come la Chiesa nel corso dei secoli non abbia mai mancato di affrontare l’intera gamma di problemi esistenziali, ponendosi spesso in prima linea.
“La Chiesa cattolica ha costruito i primi ospedali ed è stata la prima a impegnarsi nelle grandi opere sociali, specialmente nell’educazione della popolazione”, ha detto.
Ma alcuni mali – come l’omicidio, l’aborto e il divorzio – “sono particolarmente gravi, e quindi devono essere considerati con la massima attenzione”, ha osservato Burke. Sono questioni che “attaccano il tessuto stesso della nostra vita”.
“Sono molto felice che i vescovi abbiano deciso di mantenere questo linguaggio affinché la Chiesa non cada nel malessere culturale che vuole offuscare la sua coscienza – che ha offuscato la sua coscienza – all’orrore della pratica dell’aborto procurato”, ha detto ancora una volta con enfasi.
“Quel malessere culturale esige che la Chiesa non dia l’impressione di essere confusa anche riguardo alla gravità del male implicato nell’aborto”, ha concluso.
La Chiesa cattolica insegna che l’Eucaristia è il corpo, il sangue, l’anima e la divinità di Gesù Cristo e quindi può essere ricevuta solo dai cattolici praticanti in stato di grazia.
Il Canone 915 del Codice Cattolico di Diritto Canonico dice che coloro che perseverano con ostinazione in un peccato grave e manifesto non possano essere ammessi alla Santa Eucaristia
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